È uno dei settori più interessanti e articolati in tema d’arredo. Ne parliamo in queste pagine perché la tappezzeria è strettamente intrecciata al mondo dei tessuti, pur abbracciando anche pellami e carta da parati. Dialogare con chi si occupa di questo campo d’azione è un’esperienza artigianale a tutto tondo. Ne abbiamo avuto riprova conoscendo gli amici della Tappezzeria Nicaretta (tappezzerianicaretta.com), di Follina (TV), nelle Prealpi Trevigiane.
Ad accoglierci c’era Sylvia, braccio destro di Leone Nicaretta, il titolare: “Leone è nato tappezziere. Da bambino bazzicava nel laboratorio dello zio. Ha interiorizzato quest’arte con la spontaneità del gioco e con la padronanza di una lingua madre. Ha iniziato a 14 anni come garzone e ha sempre lavorato in quest’ambito. Anche da militare, negli alpini: si occupava dei teloni del camion, delle sedute… E, nel ’95, ha creato la Tappezzeria a suo nome”.
Il primo laboratorio di Leone era un garage. E, per qualche tempo, ha lavorato da solo. Poi è arrivata Antonella, che si occupa del cucito e, oggi, è responsabile dei reparti di Taglio e Cucito, che lavorano in stretta sinergia. Poi c’è il reparto Tappezzeria e c’è il Magazzino. Attualmente i collaboratori sono 29. Sei anni fa erano 11. Una crescita esponenziale. “In effetti, non abbiamo conosciuto crisi – ha sottolineato Sylvia – È un settore forte e continuerà ad esserlo. Eppure è difficile trovare giovani interessati”.
Il talento e la creatività delle nuove generazioni stanno particolarmente a cuore a Sylvia, che ha iniziato a lavorare giovanissima occupandosi proprio di arredamento. È arrivata alla Tappezzeria Nicaretta sei anni fa. Si occupa di commerciale. E ha uno sguardo proteso molto in avanti e attento ai giovani:
“Non abbiamo designer esterni. Per esempio, la linea Divani Leone, il nostro fiore all’occhiello, è interamente disegnata da noi – ci ha raccontato – Ma stiamo lavorando a una poltrona molto strana, coloratissima, destinata a diventare il prodotto che ci identificherà. Per questo progetto, mi piacerebbe coinvolgere le scuole d’arte e giovani dalla creatività libera, coraggiosa, fuori dagli schemi”. La Tappezzeria Nicaretta propone imbottiti su misura personalizzabili: divani, poltrone, pouf, letti, giroletti… Ma anche rivestimenti da parete in tessuto, imbottiti e non. Il livello qualitativo è tale da aver oltrepassato i confini nazionali: “Penso all’Hotel Savoia di Londra. Penso a un hotel di lusso alle Bahamas, dove abbiamo realizzato pareti rivestite di rafia. L’artigianalità fa la differenza – ci ha raccontato Sylvia – Il nostro è il vero Made in Italy.
Abbiamo la possibilità di personalizzare ogni singolo dettaglio, dalle impunture (ne esistono almeno cento tipi: a contrasto, tono su tono…) ai piedini. Nell’industriale non c’è la possibilità di farlo”.
Come riconoscere la qualità? “Consiglierei di osservare con attenzione la struttura complessiva, per esempio di un divano. Deve essere massiccio e pesante. E suggerirei di guardare le cuciture, i cuscini e i braccioli, che devono essere ben allineati”.
Per quanto riguarda i tessuti, c’è un’annotazione fondamentale, forse non nota a tutti: “Gli imbottiti di alto livello non sono mai sfoderabili – ci ha spiegato Sylvia – Vale anche per i nostri divani. Puntiamo su tessuti Aquaclean, antimacchia, idrorepellenti, pulibili con semplicissima acqua… Per i tessuti delicati l’usura da sfregamento è un rischio costante. Per questo è bene usarli poco. In questi ultimi anni, i materiali di rivestimento stanno facendo passi da gigante. Al punto che i tessuti per l’outdoor sono simili a quelli per gli interni”.
“In tema di pelle, oggi sono particolarmente richiesti gli scamosciati – ci ha rivelato Sylvia – Per i Divani Leone utilizziamo quattro tipi di pelle, europee. Più si sale di categoria più la pelle è grande e resistente, come quella di toro, con finiture e colori particolarissimi”.
Particolarmente interessante il discorso sulle imbottiture: in piume, in gomma piuma, in misto piume e gomme in diversi percentuali… È possibile puntare su tante densità.
Particolarmente interessante anche il dialogo con i privati. “Talvolta a contattarci sono gli stessi padroni di casa. Di norma, Leone ed io li accompagniamo fra le varie possibilità di scelta. Nascono bellissimi dialoghi: i nostri interlocutori ci ascoltano e si lasciano consigliare. Le loro richieste più frequenti riguardano i divani, rifacimenti di sedie o mobili di famiglia da restaurare. E spesso, da quel primo incarico, scaturiscono altre richieste. Talvolta, invece, a contattarci sono gli architetti e gli interior designer.
Alcuni arrivano con in mano un progetto realizzato senza consapevolezze tecniche di tappezzeria e, dunque, irrealizzabile. Altri ci chiedono di riprodurre mobili visti sui giornali. Il bello è che quel che ne scaturisce è sempre nuovo e leggermente diverso. Insomma, non si tratta mai di una replica pedissequa”.
Nell’ambito dell’arredamento è fondamentale assecondare sottili raccordi cromatici, tattili, decorativi… “Se i committenti non vivono lontano, ci rechiamo in visita alla casa. Altrimenti chiediamo di portare una piantina e alcune fotografie dell’ambiente, possibilmente scattate in luce naturale”.
La Tappezzeria Nicaretta si occupa anche di restauro. “In generale si tratta di divani di pregio o mobili di famiglia dal valore affettivo – ci ha raccontato Sylvia – Il nostro ruolo si limita a rivestimenti e imbottiture. Non ci occupiamo di falegnameria. Per questo, ci affidiamo a bravissimi artigiani del legno di nostra fiducia”.
In caso di arredi incompleti o seriamente danneggiati, si procede a raffronti. E, interfacciandoci con il cliente, si sceglie il percorso più opportuno. “Può capitare anche che ci venga chiesto di integrare antiche porzioni di tessuto o di pelle. Ma non vengono benissimo”. Mentre il restauro guarda al passato, il linguaggio del design è in costante evoluzione. Vale per i tessuti, per i motivi decorativi (fiori, righe…) e i colori. “Oggi è molto richiesto il velluto. Va molto la tinta unita ma con qualche guizzo per i cuscini decorativi. Le scelte più in voga? Direi le tinte pastello. E anche le fantasia tropicali. Sino a sei anni fa, quando ho cominciato a lavorare in quest’ambito, erano richiesti colori classici, seriosi, come i grigi. Oggi è diventato tutto più gioioso e giocoso”.